sabato 26 dicembre 2020

I migliori racconti sul Natale da Eduardo a Dickens


 

Per gli scrittori il Natale è un giorno di sorprese ma anche di solitudine

 ''Nun te piace 'o presebbio?'' domanda Lucariello che si dedica alla sua costruzione con gran passione da sempre.''Nun me piace!'' gli risponde dispettoso il figlio Nennillo. Sono battute dall'inizio di ''Natale in casa Cupiello'' di Eduardo De Filippo, testo oramai popolare che sta da noi un po' come il Canto di Natale di Charles Dickens sta alla tradizione anglosassone con l' avaro Scrooge che ribatte a tutti ''Al diavolo il Natale e tutta la felicità!'' sperando che chi gli fa auguri possa essere bollito nel suo pentolone e sotterrato con un ramo di agrifoglio nel cuore.

L'ottocentesco Dickens rientra nella favola di Natale tradizionale in cui il mondo cambia in meglio grazie alla nascita di nostro Signore, ma in realtà i grandi scrittori, affrontando questo tema e questo fatidico giorno, sono nella maggioranza sulla linea di De Filippo, con la riunione familiare che si trasforma mentre vengono a galla verità nascoste, o si hanno sorprese non sempre piacevoli. Giovanni Verga narra di uno dei suoi 'ultimi' che torna a casa in paese dopo essere stato a lungo fuori a lavorare e scopre che la moglie se ne è andata con un altro e ne soffre sino a morirne, mentre questa, riabbandonata, torna a casa e si ritrova vedova con i soldi che l'uomo aveva accumulato per loro.

Anton Cechov in ''Vanka'' racconta di un bambino orfano di nove anni a servitù presso una calzolaio di Mosca che lo affama e picchia, il quale scrive al nonno guardiano in una tenuta di campagna per pregarlo di venirlo a prendere la notte di Natale e lascia oramai felice e fiducioso la lettera in una di quelle cassette che gli hanno detto servono a farle arrivare a tutti e ovunque, ma la sua è senza indirizzo e francobollo. 
    La scoperta della solitudine in un così particolare giorno di festa (esperienza che molti di noi faranno forse in quest'anno di Lockdown) è uno dei temi ricorrenti in tanti scrittori, dalla signora Dalloway di Virginia Woolf, che si sente sola durante un party natalizio a casa sua, sino a Walter Benjamin che in ''Infanzia berlinese'' si ricorda bambino la sera di Natale: ''Nessuna festa della vita adulta ha esperienza di quest'ora che vibra ne cuore del giorno come un dardo''. 
    Fonte: (ANSA) 


 

lunedì 21 dicembre 2020

Perché a volte non ricordiamo i libri che leggiamo?

 


Perché leggiamo libri e perché a volte non li ricordiamo? Qual è lo scopo della lettura? Ci aiuta ad essere migliori

Non ricordo tutti i libri; di solito questo non succede per quelli che ho letto di recente o che mi sono piaciuti particolarmente. Per gli altri, a causa del tempo che passa, ricordo davvero molto poco. A quanto sembra non è qualcosa che succede solo a me. 


Tanto tempo fa, c’era un grande insegnante che aveva molti studenti.

Una volta uno degli studenti gli chiese: “Ho letto molti libri, ma ho dimenticato tutto quanto . Qual è lo scopo della lettura? ”.

L’insegnante non gli diede una risposta in quel momento. Da lì a pochi giorni l’insegnante dette allo studente un setaccio che era sporco e in pessime condizioni.

L’insegnante. Gli chiese quindi di recarsi al fiume vicino per prendere dell’acqua con il setaccio. L’idea non piaceva allo studente ma non poteva rifiutare quello che gli aveva detto il suo insegnante.Andò al fiume, riempì il setaccio al fiume e iniziò il suo viaggio di ritorno.

Dopo pochi passi tutta l’acqua nel setaccio fu drenata attraverso i buchi. Così di nuovo andò al fiume e riempì il setaccio. Lo fece tutto il giorno ma non fu in grado di completare il compito assegnato dal suo insegnante. Tornò dall’insegnante con una faccia triste e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con questo setaccio. Ho fallito “

Il suo insegnante gli sorrise. ” No! Non hai fallito. Guarda il setaccio: è diventato come nuovo. L’acqua, filtrando nei buchi, lo ha pulito.”

L’insegnante ha quindi spiegato il vero motto dietro questo compito. Ha detto “L’ultima volta che mi hai chiesto qual è lo scopo della lettura se non ricordi cosa hai letto. Ora prendi questo esempio del setaccio.

Setaccio = Mente

Acqua = Conoscenza

Fiume = libro

Anche se non ricordi che cosa hai letto va bene lo stesso! La lettura rende acuta la mente.La lettura ha un profondo impatto sulla nostra mente e sul cervello, attraverso un processo subconscio.

In effetti, leggere non è come andare al teatro o guardare un film; i quei casi ci arrivano tante informazioni e tutte sotto forma di dialoghi, voci, immagini, azioni, e tutti i nostri sensi sono coinvolti. Per la lettura è diverso, leggere un libro libera l’immaginazione e impariamo a interpretare ciò che leggiamo. Pensiamo a quando l’autore descrive un luogo o un personaggio, se cura i dettagli o se sorvola, se inserisce nel testo una riflessione. In quel caso possiamo concordare o pensarla diversamente, ma anche in quel caso la mente si attiva. Mentre guardare un film è un’azione più o meno passiva, leggere un libro spinge a creare nuove connessioni fra i neuroni. Immergersi nella lettura di un libro vuol dire restare soli con i propri pensieri, avere tutto il tempo di elaborare, quello che non succede con un film, dove arrivano immagini molto velocemente.

Quali libri leggere?

Il genere al quale apparteniamo lo dobbiamo scoprire piano piano e da soli, e quando penseremo di averlo trovato, magari ci colpirà un libro che non avevamo mai pensato di leggere. In realtà, ci sono anche momenti più adatti e altri che lo sono meno per leggere. Si tratta di una condizione, quella essenziale è la serenità d’animo; chi legge in un momento di forte stress, ritornerà continuamente con la mente alle proprie preoccupazioni.

Fonte: LifeStyleSlow.com