Il mondo non è mai stato lastricato d’oro e non credo che lo sarà mai, eppure di tanto in tanto – in qualche momento di delizia – ne cogliamo lo splendore e il luccichio. Non parlo di gioie travolgenti e colossali, ma di istanti felici procurati dalle piccole cose. Le strade della città ci riservano piaceri inattesi: il solo aroma del caffè abbrustolito di fresco potrebbe salvare dal suicidio un uomo disperato.
Una volta rimasi qualche minuto assorto in estatiche
fantasticherie davanti alla bottega d’un pescivendolo perché avevo visto un
pesce superbo che mi aveva fatto pensare al mare: a tutti gli oceani del mondo,
all’incredibile varietà di vita che li popola.
Gli inizi d’un viaggio sono deliziosi: prender posto in
un vagone ferroviario o fare un primo giro di ispezione sulla nave. Ma ancora
più bello è tornare a casa dopo una lunga assenza, nell’istante in cui aprite
la porta.
E poi c’è quel momento soave a teatro, quando
l’orchestra sta ancora accordando gli strumenti e le luci della ribalta sono
già accese, così che sotto il sipario s’intravede un magico chiarore che fa
pensare alla prospettiva immediata d’incanti d’ogni genere.
Pensate alle piccole cose che danno gioia: un bimbo
che ride; qualcuno che suona magistralmente il pianoforte in una casa
sconosciuta; la vista di un viso amico tra la folla; l’odore d’una polverosa
strada di campagna dopo la pioggia. È incredibile quanto queste cose possano
illuminare e trasformare tutta una giornata!
J.B.Priestley