giovedì 29 ottobre 2020

Rispampa per Il Richiamo dell'appartenenza di Bianca Monti

 

“Il richiamo dell’appartenenza” somiglia a Bianca, la quale senza preamboli introduce il lettore direttamente in cucina, mentre prepara il caffè e fuma la sua prima sigaretta; si assiste alla telefonata con la madre, poi in modo altrettanto naturale si entra in contatto con i pensieri dell’autrice. 
La scrittura semplice e accogliente, costruita con equilibrio e tempi giusti, ci costringe a viaggiare con lei, con qualche pausa di riflessione, entrando e uscendo da considerazioni e ricordi lontani. In questo continuo gioco alternato si assiste al racconto di una vita, ad un’altalena di sentimenti forti, profondamente intrecciati fra passato e presente. 
Dopo dieci anni dalla prima uscita, “Il richiamo dell’appartenenza” è ufficialmente in ristampa dal 21 giugno scorso, rivisitato e con una copertina tutta nuova. 
Il racconto inizia appunto con una telefonata e un viaggio, anche fisico, verso il passato, nei luoghi dell’appartenenza; ma qual è il valore di un ricordo e a quale posto apparteniamo veramente? 
Letto dieci anni fa, conservo ricordi ed emozioni molto diversi fra loro e con essi domande che, oggi ho rivolto direttamente all’autrice. 
Conosco Bianca da molti anni, prima ancora del suo viso avevo conosciuto le sue parole, non quelle scritte nel libro. Sebbene sia profondamente radicata in noi la necessità di associare alle parole e alla voce di qualcuno un’immagine, non sempre quest’ultima è davvero fondamentale per riconoscersi. Sarebbe complicato spiegare come ci siamo incontrate (se esiste il caso) e come la nostra amicizia abbia vissuto un passato e in un luogo, credo anche in un tempo (esiste il tempo?), quasi come la storia raccontata nel libro.

è quanto si legge da un articolo apparso su corriere di San Nicola nel 2018, anno in cui il volume di Bianca Monti è stato ristampato. 

La prima domanda che rivolgo a Bianca è semplice, forse banale: 
-Come e quando è maturata l’idea del libro? 

«In realtà il mio libro è maturato da solo: non è nato da un progetto iniziale. Provavo la necessità di codificare un dolore che non pensavo potesse appartenermi e, per farlo, ho creduto fosse utile spiegarmelo analizzandolo attraverso la scrittura. Inevitabile in certi casi ritornare al passato, a quello che era stato il legame mio con Maria; è così che la sua storia è diventata la nostra storia. Ho rovistato nei racconti di chi la conosceva, nei luoghi e negli oggetti che le appartenevano, alla ricerca di una donna che credevo erroneamente di conoscere. Solo alla fine del mio lavoro, quando ho compreso l'insegnamento che questa piccola grande donna mi aveva dato, ho desiderato trasmetterlo agli altri attraverso un libro»
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L'inetrvista continua su Corriere di San Nicola - Periodico di informazione

Il link per acquistare il libro Il Richiamo dell'appartenenza


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